Temistocle, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 CAMBISE e ARSACE
 
 CAMBISE
 A Temistocle i cenni
 deggio espor d’Artaserse.
 ARSACE
                                                 Ei qui si guidi. (Alle guardie)
 CAMBISE
 Egli, Arsace, è ancor fermo
 nel rifiuto primier?
 ARSACE
                                       Vil pentimento
505non entra in cor d’eroe.
 CAMBISE
                                             Spesso il periglio,
 che si sfida lontan, vicin si teme.
 ARSACE
 L’oro al foco s’affina, al rischio il forte.
 CAMBISE
 Uomo ancora è l’eroe.
 ARSACE
 Uom perché muor, non perché tema in morte.
 CAMBISE
510Ei vien.
 ARSACE
                  Tutto è livor.
 CAMBISE
                                            (Reggimi, o sorte). (Arsace si ritira in disparte)
 
 SCENA II
 
 CAMBISE e TEMISTOCLE
 
 CAMBISE
 Dopo l’Asia già vinta,
 dopo la Grecia sostenuta, o duce,
 altra e più gran vittoria
 a te non rimanea che la tua gloria.
515Oggi questa ancor cede.
 Maggior sei di te stesso; e già volgari
 nomi e basse memorie
 per Temistocle sono
 Salamina ed Eubea, Sparta e Corcira.
520Raro onor ma dovuto
 all’invitta virtù del tuo rifiuto.
 TEMISTOCLE
 Alla patria anco ingrata
 questo segno io dovea d’averla amata.
 Ma che non puote alfine
525gratitudine, amor, premio e speranza?
 CAMBISE
 Che? Già vil ti mutasti?
 TEMISTOCLE
 Spesso il mutar consiglio è più costanza.
 CAMBISE
 Ella è tua patria Atene.
 TEMISTOCLE
 Allorch’io la difesi,
530ciò che mi diè le resi.
 CAMBISE
 Ma se opprimerla pensi,
 il ben, che le rendesti, ora le invidi.
 TEMISTOCLE
 Troppo, ah troppo mi giova
 l’imitarne l’esempio.
 CAMBISE
535Non lice mai l’orme seguir dell’empio.
 TEMISTOCLE
 Non son questi, o Cambise,
 i sensi d’Artaserse?
 CAMBISE
 Pospongo alla tua gloria il suo vantaggio.
 TEMISTOCLE
 E per troppa amistà sei poco saggio.
 CAMBISE
540Dunque?...
 TEMISTOCLE
                        No, non fia vero
 che l’amarmi a te noccia, a me non giovi.
 Vanne ed il lieto avviso
 presso al tuo re ti sia di merto.
 CAMBISE
                                                          Io dunque
 a lui dirò?...
 TEMISTOCLE
                         Sì, digli
545ciò che meglio t’aggrada. Io farò poi
 ciò che più mi conviene.
 CAMBISE
 Parto. Han cor che vacilla anche gli eroi.
 
    Non hai quel cor sì forte
 che il mondo ammira in te.
 
550   Timor di dubbia morte,
 desio d’instabil sorte
 ti fa tradir nimico
 il tuo onor, la tua patria e la tua fé.
 
 SCENA III
 
 TEMISTOCLE ed ARSACE
 
 TEMISTOCLE
 Chi non direbbe, Arsace,
555che sincera amistà mova i suoi detti?
 Ma Cambise m’è noto; egli odia e finge.
 ARSACE
 E finge, perché teme,
 che indizio è di viltà l’odio coperto.
 TEMISTOCLE
 Ma che odia in me? Che teme?
 ARSACE
                                                           Il tuo gran merto.
 
560   Che un gran merto in debil core
 desta invidia e fa timore.
 
 TEMISTOCLE
 Vien Clearco e la figlia. Or quivi, Arsace,
 mi ritiro in disparte e poi ti seguo.
 
 SCENA IV
 
 CLEARCO, ERACLEA piangendo e i detti in disparte
 
 CLEARCO
 
    Care luci che il pianto versate,
565in voi fate superbo il dolor.
 
    Se v’aggrada il pianger tanto,
 una stilla di quel pianto
 risparmiate ancor al mio cor.
 
 ERACLEA
 Che sciagura è la mia?
570Vedermi tolto il padre
 da quella man ch’io più credea pietosa
 e che io tenea più cara!
 Vieni, vieni, o Clearco; (Alzando gli occhi a Clearco)
 anche per me vi saran ceppi; anch’ io
575avrò cor da soffrirli.
 Me pur guida in trionfo; e fa’ che Atene
 compisca in me del genitor le pene.
 TEMISTOCLE
 (Cara figlia amorosa!)
 CLEARCO
 Io dunque il reo son de’ suoi mali? Io dunque
580ne son l’autor?
 ERACLEA
                              Tu arrechi
 a Temistocle i ceppi.
 CLEARCO
 Ma costretto e dolente.
 ERACLEA
 Tu là il trarrai, dove la patria iniqua
 l’ire mal concepute
585spegnerà nel suo sangue.
 CLEARCO
 Ma pria di lui cadrà Clearco esangue.
 TEMISTOCLE
 (Fido amico pietoso!)
 ERACLEA
 No, con tal pena mia, con tal tuo rischio
 non vo’ doverti il padre.
 CLEARCO
590Crudele, ancor la mia pietà rifiuti?
 ERACLEA
 Tarda non la ricerco
 e inutil la detesto.
 CLEARCO
                                    Or che far posso?
 ERACLEA
 Col tuo cor ti consiglia;
 e salva il genitor, s’ami la figlia. (Temistocle s’avanza nel mezzo)
 TEMISTOCLE
595E perdi il genitor, se vuoi la figlia.
 ERACLEA
 Padre.
 CLEARCO
                Signor.
 TEMISTOCLE
                                La destra
 porgi, o figlia, a Clearco.
 ERACLEA
 La destra!
 TEMISTOCLE
                      Sì.
 ERACLEA
                              Di chi ti guida a morte
 sarò?...
 TEMISTOCLE
                 Sarai consorte.
 ERACLEA
600Ma signor...
 TEMISTOCLE
                         Non opporti.
 ERACLEA
 Eccola. (Eraclea porge la destra a Clearco)
 TEMISTOCLE
                 Ei sia tuo sposo,
 checché di noi sia decretato; e in lui
 ama il voler del padre e lo rispetta.
 ERACLEA
 Quanto imponi oprerò.
 CLEARCO
                                             Sposa diletta.
 TEMISTOCLE
605E tu, Clearco, adempi
 ciò che l’onor ti chiede.
 CLEARCO
 Il tuo zelo conosco e la mia fede.
 TEMISTOCLE
 Rammenta che nascesti
 cittadin, pria che amico e pria che amante.
610Ascolta il tuo dover, non il tuo amore;
 e pria servi alla patria, indi al tuo core.
 
    Parto, o cari, e da voi chiedo
 più costanza e meno amor.
 
    La pietà del vostro cor
615non disarma il mio destino
 ed accresce il mio dolor.
 
 SCENA V
 
 CLEARCO ed ERACLEA
 
 CLEARCO
 Non fia mai ver che i numi
 lascin perir tanta virtude in terra.
 Bella Eraclea, fuga il dolor dal seno;
620e se mi sprezzi amante,
 come dono del padre amami almeno.
 ERACLEA
 Deh, non ti lusingar. A core aperto
 lascia ch’io teco parli
 e le speranze tue tolga d’inganno.
625Or non t’odio né t’amo.
 Tra lo sprezzo e l’affetto incerta è l’alma,
 come del padre è la salute incerta.
 T’amerò, s’egli vive;
 t’abborrirò, s’ei more:
630e sarà la sua vita
 il destino fatal del nostro amore.
 CLEARCO
 Son io reo de’ suoi mali
 che li cangi in mia pena?
 ERACLEA
 Prova la tua innocenza e poi t’assolvo.
 CLEARCO
635Temistocle mi assolse.
 ERACLEA
 Ti giudico col mio, non col suo core.
 CLEARCO
 La man mi desti.
 ERACLEA
                                  A te la diede allora
 non Eraclea ma il padre.
 CLEARCO
 Così ingiusta?
 ERACLEA
                             Ben posso,
640con chi trovo sì iniquo, essere ingiusta.
 CLEARCO
 Son misero.
 ERACLEA
                         È in tua mano
 il renderti innocente.
 CLEARCO
                                          E che far posso?
 ERACLEA
 Col tuo cor ti consiglia;
 e salva il genitor, s’ami la figlia.
 
645   Mostra che m’ami
 con cor pietoso,
 se amor tu brami,
 se vuoi pietà.
 
    Sinché il mio core
650sarà doglioso,
 il suo dolore
 ti punirà.
 
 SCENA VI
 
 CLEARCO
 
 CLEARCO
 Sì, t’intendo, Eraclea. Già corre il grido
 che a me tocchi in Atene
655trar Temistocle avvinto.
 Fiera necessità ch’esser io deggia
 misero o traditore,
 crudele amante o cittadino iniquo!
 Temistocle, Eraclea, patria, amor, fede,
660qual di voi fia più forte?
 Chi mi dà vita o morte?
 
    Aspra guerra mi move nel cor
 contro l’amor l’onor;
 né so qual vincerà.
 
665   Nel destino di tanto rigor
 temo l’altrui dolor;
 odio la mia pietà.
 
 SCENA VII
 
 ARTASERSE
 
 ARTASERSE
 
    Son re, non tiranno.
 Se in grado sì augusto
670posso esser ingiusto,
 me stesso condanno.
 
 SCENA VIII
 
 CAMBISE e ARTASERSE
 
 CAMBISE
 Nunzio di lieti avvisi a te m’inchino.
 ARTASERSE
 Che arrechi?
 CAMBISE
                           Il greco duce
 riconosce più grato i tuoi favori.
 ARTASERSE
675E sì tosto egli obblia
 quel del suolo natal tenero istinto?
 CAMBISE
 Speme e timor l’han vinto.
 ARTASERSE
 Mi lusinghi o t’inganni?
 CAMBISE
                                               Egli poc’anzi
 a me qui ’l disse.
 ARTASERSE
                                  Ei mel confermi ancora.
680Tosto a noi venga. (Alle guardie)
 CAMBISE
                                     (Ira e dolor m’accora).
 
 SCENA IX
 
 PALMIDE, ERACLEA, CLEARCO e i suddetti
 
 PALMIDE
 Troppo nel gran giudizio,
 troppo abbiam parte.
 ERACLEA
                                          Io, sire,
 a Temistocle figlia...
 PALMIDE
                                       Io sposa...
 ERACLEA, PALMIDE A DUE
                                                            Attendo
 ciò che di lui disponi.
 ERACLEA
685Se innocente mel rendi.
 PALMIDE
                                              O reo mel doni.
 CLEARCO
 Io della Grecia i voti, alto monarca,
 già esposi. Or nulla aggiungo. Al tuo gran core
 ciò che far deggia è noto. (O patria! O amore!)
 ARTASERSE
 Quanto vale una vita,
690nel cui dubbio destin l’Asia è tremante.
 CAMBISE
 Eccolo.
 ERACLEA
                O caro padre!
 PALMIDE
                                           O illustre amante!
 
 SCENA ULTIMA
 
 TEMISTOCLE e i suddetti
 
 ARTASERSE
 Vieni, invitto guerriero,
 a stabilir le mie speranze. Vieni
 a tor me d’incertezza e te di rischio.
695Ecco Palmide, o duce,
 il più bel de’ miei doni e de’ tuoi voti.
 Nel punto stesso, in cui le giuri amante
 la marital tua fede,
 giura l’eccidio ancora
700dell’empia Grecia e dell’iniqua Atene.
 All’ara stessa accendi
 d’Imeneo la facella e di Bellona;
 e sien gli stessi dei
 pronubi a’ tuoi contenti, a’ tuoi trofei.
 TEMISTOCLE
705Signor, pria che m’esprima, al zel, che serbo
 della tua gloria, il favellar permetti.
 ARTASERSE
 Parla.
 TEMISTOCLE
              (Lungi da me, deboli affetti).
 Tu cerchi una vendetta
 che onora la mia patria e non la strugge.
710Dunque, a vincer la Grecia,
 d’un greco hai d’uopo? E tanto l’Asia è vile?
 Mi perdona, Artaserse.
 Sin nelle tue vittorie
 debile tu saresti e non invitto.
 ARTASERSE
715Temistocle, si vinca
 e l’esito discolpa ogni delitto.
 TEMISTOCLE
 Col volermi tuo duce,
 la fede e il cor de’ tuoi vassalli offendi.
 Quell’onor, che a me rendi,
720prezzo è del lor coraggio.
 ARTASERSE
 L’ubbidire a’ miei cenni
 è la gloria maggior del lor servaggio.
 TEMISTOCLE
 Pensa che a te nimico
 mi fe’ nascer il cielo.
 ARTASERSE
725Ma penso ancor ch’ei mi ti rese amico.
 TEMISTOCLE
 Amico, è ver. Vuoi ch’oltre l’Indo e il Gange
 spieghi le perse insegne?
 Vuoi che l’Istro gelato e il Nilo ardente
 al tuo scettro ubbidisca?
730Facciasi; te ne accerto.
 Vedrai la mia vittoria o la mia morte.
 Più difficili acquisti
 chiedimi, o re. Chiedimi un prezzo eguale
 a quel ben che m’hai dato.
 ARTASERSE
735Il più bel degli acquisti è il più bramato.
 Bramo la Grecia; questo
 è il trofeo che ti chiedo.
 TEMISTOCLE
                                             E questo avrai
 forse dal tuo valor, dal mio non mai.
 ARTASERSE
 Cambise, a un tal rifiuto
740come accordi i tuoi detti?
 CAMBISE
                                                 Io son confuso.
 TEMISTOCLE
 Non n’hai ragion.
 CAMBISE
                                   Ma tu poc’anzi?...
 TEMISTOCLE
                                                                     Allora
 favellava a Cambise;
 or parlo ad Artaserse.
 CAMBISE
                                          (Ei mi derise).
 ERACLEA
 (Io temo insieme e spero).
 PALMIDE
745(Generosa virtù!)
 CLEARCO
                                   (Destin severo!)
 ARTASERSE
 E tu il mio sdegno apprezzi,
 più che il mio amor?
 TEMISTOCLE
                                         Vorrei
 quello sfuggir, questo serbar né posso.
 ARTASERSE
 Pensa ancor ciò che fai.
 TEMISTOCLE
                                             Basta un momento,
750perché risolva il forte
 tra la gloria e la morte.
 ARTASERSE
 E la morte, ch’eleggi, ancor avrai. (Furioso)
 Convien torti il mio affetto,
 ripigliare i miei doni,
755darti in mano alla Grecia,
 ritornarti a quel nulla, ond’io ti trassi,
 da quel grado abbassarti, ove io t’alzai.
 Poi la morte, ch’eleggi, ancor avrai.
 PALMIDE
 (Che ascolto!)
 ERACLEA
                             (O ria sentenza!)
 CLEARCO
                                                              (E freno il pianto!)
 TEMISTOCLE
760Sì, gran re, condannato
 prima son dal mio cor che dal tuo labbro.
 Questa è la colpa e la miseria mia,
 dover morirti ingrato.
 Giusta è la tua sentenza; io la ricevo,
765colpevole per pena,
 misero per sollievo.
 Non cerco nel mio onor la mia discolpa.
 Meritati ho i miei mali; a me nimico,
 le mie ritorte io stringo. Io porto il ferro
770nelle viscere mie. Mi nego un bene,
 nel cui solo possesso
 trovar potrei superbo
 lode, non che discolpa ad ogni eccesso.
 Via, punisci, Artaserse,
775questo reo, questo ingrato; e fa’ ch’io mora.
 Farò voti morendo
 per l’onor tuo. Ti bramerò vassalli
 che imitin la mia colpa e la cui fede,
 ferma possa ed ardita,
780gli altri irritar, come la mia t’irrita.
 ARTASERSE
 Non m’irrita il tuo cor, mentre io l’ammiro.
 Mal t’è noto Artaserse.
 Serbai dall’ire, onde il sembiante accesi,
 innocente quest’alma.
785Temei la tua viltà, quand’io la chiesi.
 Il tuo rifiuto è degno
 di quel ben che rifiuti. Io t’amo in esso;
 amo la tua costanza; amo anche Atene,
 perché t’è cara, e la dichiaro amica.
790Tu non sei più stranier. Vivrai nell’Asia,
 vivrai nella mia reggia
 cittadino e sicuro.
 Palmide sia tua sposa; aggiungo al dono
 e Lampsaco e Magnesia.
795Son maggior re, quando tuo amico io sono.
 PALMIDE
 (O gioia!)
 ERACLEA
                      (O sorte!)
 CLEARCO
                                           (O re maggior del trono!)
 TEMISTOCLE
 Signor, che dir poss’io? Già sento oppresso
 da’ tuoi favori immensi,
 non meno che il poter, l’uso de’ sensi.
 ARTASERSE
800Della real promessa
 non si tardi l’effetto. A lui la destra,
 Palmide, porgi.
 PALMIDE
                               A te ubbidir m’è gloria. (Palmide dà la destra a Temistocle)
 CAMBISE
 (Amor mio sventurato!)
 ARTASERSE
 Or son lieto.
 PALMIDE
                          Io contenta.
 TEMISTOCLE
                                                  Ed io beato.
 ARTASERSE
805Tu alla Grecia, Clearco,
 nunzio ritorna e fa’ che l’odio estingua,
 vano al pari ed ingiusto.
 TEMISTOCLE
 Dille che non mi tema
 vendicator l’ingrata.
810Tutto il mio fasto è in vagheggiar rivolto
 l’immagine de’ numi in quel bel volto.
 CLEARCO
 Temistocle, avrai vinto, io te ne accerto,
 dopo tanti trofei l’odio d’Atene.
 TEMISTOCLE
 Questo solo piacer manca al mio bene.
815Verrà teco Eraclea.
 CLEARCO
                                     Più caro laccio
 non mai strinse Cupido.
 ERACLEA
                                               Or sì t’abbraccio.
 ARTASERSE
 Tu, Cambise, riguarda
 tanta virtù con miglior occhio; e cada
 innanzi a tanto merto il tuo livore.
 CAMBISE
820Sia il voler del mio re legge al mio core.
 ARTASERSE
 Or vegga ognun che un regnatore augusto,
 più che grande e temuto, ama esser giusto.
 TUTTI
 Un regnatore augusto,
 più che grande e temuto, ama esser giusto.
 CORO
 
825   Festeggi ogni core
 di gloria o d’amore
 in dì sì seren.
 
 TEMISTOCLE, PALMIDE, CLEARCO, ERACLEA A QUATTRO
 
    Ma il mio maggior bene,
 vezzoso idol mio,
830sia dopo le pene
 lo stringerti al sen.
 
 Il fine del «Temistocle»